Tickers mammole.it
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martedì 25 marzo 2014

Sedotta e abbandonata

Ieri non è stata una buona giornata.
E' dalla visita dal pediatra di ghiaccio che le cose sono precipitate: mi ha detto riproviamo col lassativo... e quel delicato equilibrio che avevamo raggiunto con la bambolotta si è spezzato.
Sono bastati due giorni, poi ho sospeso: mi ucciderei per aver voluto sperare che funzionasse.
Siamo passati da un lavaggio intestinale al giorno a due o più negli orari più assurdi, anche alle quattro di notte. Dolori, spasmi, reflusso, vomito, pianti...
Così ieri mattina mi sono alzata dopo l'ennesima notte insonne, con la bambina che piange anche al seno e non riesci a tenerla in braccio perché si contorce come un'anguilla.
Proviamo a chiamare il primario del nord ospedale tutto il giorno senza riuscire a parlarci.
Poi mi arriva la telefonata di un collega che mi chiede quando penso di rientrare al lavoro: mio caro, è proprio il momento sbagliato, non so se sopravvivo fino a domani...se almeno il primario rispondesse potrei anch'io avere una vaga idea di quando pensiamo di risolvere il problema di mia figlia...in queste condizioni non posso lasciarla neanche a mia madre, figuriamoci al nido!
Poi è la volta dell'Ufficio Personale...detto così fa un certo effetto, ma in realtà è rappresentato da un ragazzino facciadicanevocedipapera che mi chiede quando penso di tornare al lavoro: senti ragazzino, sto appunto pensando di chiedere l'aspettativa.
"Aspettativa dici? Mai sentito parlare, non mi è mai capitato...non mi è mai capitata neanche la maternità facoltativa...comunque chiedo ai consulenti"
Ora...non sono l'unica donna che lavora in azienda, ne conosco almeno tre che sono rientrate al lavoro ben oltre i dodici mesi dalla nascita (e senza giusta causa) del loro pargolo...cosa stai tramando?
Poi mi chiama la mia collega del cuore e mi dice che ha notato strani movimenti, fai attenzione!
Penso a questi anni in cui ho lavorato un minimo di undici ore al giorno, senza che mi fosse mai retribuito uno straordinario. Alle domeniche trascorse in ufficio per importanti riunioni di strategia. Ai Natale, ai Santo Stefano, ai Capodanni, le Epifanie, ai Ferragosto passati in azienda, perché la nostra azienda non chiude mai. Alle ferie a cui mi hanno costretta a rinunciare. Al mio matrimonio ed i lavori per ristrutturare casa seguiti esclusivamente dal Fatalista. Alla vita di merda che mi hanno fatto fare. Al giorno in cui ho dovuto mio malgrado lasciare anticipatamente il lavoro per salvaguardare la mia gravidanza e mi è stato detto "Ah, così te ne vai in riproduzione?!".
Amo il mio lavoro e quando amo sono determinata, fedele, completamente dedita e disposta al sacrificio. Ho sacrificato me stessa, mio marito, il mio matrimonio...ma non mi chiedete di sacrificare mia figlia. Ora sono io che ho bisogno di voi.
Sulla scia di questi pensieri, ieri ho trascorso la giornata a piangere insieme alla bambolotta.

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